Bullismo nelle scuole, le cause e tutto ciò che devi sapere

Bullismo nelle scuole, le cause e tutto ciò che devi sapere

Il fenomeno del bullismo nelle scuole è sempre esistito, ma negli ultimi anni, in Italia e nel mondo, ha visto non solo un sensibile aumento ma anche una sorta di “evoluzione”.

Se prima le vittime dei bulli erano i compagni di classe o i coetanei “più deboli”, oggi in Italia si registrano casi ancora più allarmanti che vedono vittime perfino gli insegnanti.

Per non parlare del terribile fenomeno del cyberbullismo capace di portare le vittime perfino a trovare nel suicidio l’unica soluzione.

Ma cos’è il bullismo, quali sono le sue cause e come può essere affrontato?



Cos’è il bullismo

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Con il termine bullismo di intendono tutti gli atti aggressivi perpetrati dai ragazzi nei confronti dei loro coetanei, soprattutto in ambito scolastico. Il bullismo è un’aggressione fisica o verbale che si ripete in un periodo di tempo e che comporta uno squilibrio di potere tra il bullo e la vittima.

Si pensa che il bullismo sia il risultato del bisogno del bullo di ottenere e mantenere il controllo su qualcun altro. Secondo alcuni studi, tale aggressività non è altro che uno strumento che permette al bullo di evitare di diventare a sua volta, vittima di bullismo, oppure una risposta perché già lo è.

L’aggressività può essere di due tipi: proattiva e reattiva. L’aggressività proattiva è organizzata, emotivamente distaccata e guidata dal desiderio di una ricompensa.

L’aggressività reattiva è impulsiva, in risposta a una minaccia percepita e associata a emozioni come ansia o rabbia.

Possiamo distinguere gli atti di bullismo in 5 categorie:

  • Fisico: atti violenti come percosse o spinte
  • Verbale: minacce, insulti, denigrazione, diffamazione;
  • Relazionale: pettegolezzi e calunnie per escludere la vittima;
  • Reattivo: il bullo è tale per non diventare vittima di bullismo o perché lo è già
  • Della proprietà: danneggiamento di oggetti.

Il bullismo ha tre caratteristiche che accomunano in ogni caso:

  • intenzionalità dell’azione aggressiva da parte del bullo;
  • persistenza delle condotte persecutorie ed aggressive;
  • vulnerabilità della vittima.

Secondo le ricerche, il 28% dei giovani tra i sei e i dodici anni sono stati vittime del bullismo.

La maggior parte degli episodi di violenza e bullismo nelle scuole si svolge nelle aree meno sorvegliate dagli adulti. Chi assiste ad un episodio di bullismo tende a non reagire e ad assecondare il bullo, per non diventarne vittima.

È emerso che i ragazzi tendono a praticare le aggressioni fisiche, mentre le ragazze quelle psicologiche. Il dato più allarmante è che sono in aumento i casi di bullismo nella scuola dell’infanzia con un significativo abbassamento della soglia d’età di bulli e vittime.

Spesso gli insegnanti sottovalutano il fenomeno del bullismo nelle scuole, mentre i genitori sono consapevoli che loro figlio ne è vittima solo la metà delle volte.



Chi sono le vittime

Chiunque può diventare vittima di bullismo. Di solito gli unici requisiti sono avere una caratteristica, fisica o di altra natura, “fuori dal comune” ed essere vulnerabili e incapaci di reagire.

Rientrano quindi tra le vittime di bullismo, i ragazzi di razza o etnia diversa, quelli che hanno un problema di apprendimento o handicap o i ragazzi omosessuali. Ma non solo.

Appartenere a un ceto sociale basso, essere troppo grassi o troppo magri, avere una caratteristica fisica particolare, perfino essere bravi a scuola. In poche parole, diventano vittima di bullismo tutti coloro che escono fuori dagli standard.

Chi è il bullo

Esistono due tipi di bulli: quelli che sono a loro volta vittime di violenza in famiglia o in altri contesti e quelli che mancano di empatia verso gli altri.

Solitamente i bulli vittime a loro volta di bullismo sono più aggressivi, meno popolari e provengono da famiglie con un basso status socio economico. Hanno una bassa considerazione di sé cui cercano di rimediare attraverso gli atti di bullismo.

I bulli che non subiscono bullismo a loro volta, a differenza dei primi, hanno una considerazione e una stima anche fin troppo alta di sé e ciò li legittima a prendere il sopravvento sugli altri. Provengono da famiglie con una buona condizione economica e coniugano il bullismo con il tentativo di accrescere la loro popolarità.

Una delle teorie psicologiche riguardanti il bullismo è che questo problema sia da riconnettere a un deficit socio-relazionale, collegato all’incapacità del bullo di accettare, vivere e gestire i conflitti. In poche parole, il bullo, poiché incapace di relazionarsi e ancora peggio litigare, usa la violenza per controllare i suoi coetanei.

Le cause del bullismo

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Le cause che possono provocare il bullismo sono tante. Ne abbiamo già viste due: l’essere vittima a sua volta di violenza e bullismo, oppure mancare di empatia e pretendere il controllo sugli altri.

Entrambe queste cause sono accumunate da una situazione familiare dove manca autorevolezza oppure, se c’è, questa viene gestita in modo pessimo. Genitori troppo autoritari e magari anche violenti, possono portare il figlio ad assumere un comportamento da bullo.

Purtroppo alcuni ragazzi sono aggressivi perché a casa è stato insegnato loro che il modo migliore per ottenere ciò che si vuole sono le intimidazioni e gli insulti.

Allo stesso modo, è compromettente l’esatto opposto: genitori troppo permissivi e tolleranti che trattano il figlio come se fosse un amico.

In alcuni casi, la figura genitoriale può mancare quasi completamente a causa di divorzi o lavori troppo impegnativi che tengono il genitore o i genitori lontani da casa per troppe ore al giorno.

Anche un rapporto conflittuale o assente tra scuola e famiglia può causare il bullismo e, soprattutto in Italia, si verificano sempre più casi di genitori che contestano al professore una nota, un brutto voto o una punizione nei confronti del figlio, delegittimando la scuola dal suo dovere di insegnamento ed educazione.

Un altro fattore che incoraggia il bullismo è la mancanza di sorveglianza. Molte vittime pensano di non avere nessuno a cui rivolgersi per ricevere aiuto. Inoltre, sono convinte che se chiedessero aiuto peggiorerebbero solo le cose. Pertanto molti ragazzi trascorrono gli anni della scuola in uno stato costante di ansia e insicurezza.

Ci sono poi altre cause come la mancanza di regole, la noia sociale, la mancanza di stimoli, l’insoddisfazione, la monotonia, il “fascino del potere”, l’appartenenza a un branco, il piacere di far soffrire, l’invidia, l’intolleranza nei confronti del diverso, la mancanza di empatia e molte altre.

Quali sono le conseguenze?

Il bullismo può avere delle conseguenze nell’immediato, ma anche a lungo andare.

Il ragazzo che è vittima di bullismo a scuola, cerca di saltare le lezioni, marina la scuola, oppure arriva in ritardo. Può diventare lunatico, irritabile, frustrato, sembrare stanco, isolarsi o assumere di conseguenza comportamenti aggressivi verso chi gli è vicino.

Se il fenomeno di bullismo si protrae per troppo tempo in modi troppo violenti e insostenibili, esso provoca depressione e perdita di fiducia in se stessi. Nel peggiore dei casi la vittima vede nel suicidio l’unica soluzione.

Le conseguenze del bullismo permangono anche a distanza di anni. La vittima, ormai adulta, può soffrire di cattiva salute, avere una carriera deludente, accusare emicrania, insonnia, ansia, depressione e perfino stress post traumatico.

Cyberbullismo

Il cyberbullismo non è altro che il bullismo perpetrato sui social network e internet. Può essere definito come l’uso ripetuto della tecnologia per molestare, umiliare o minacciare qualcun altro. Le caratteristiche del cyberbullismo sono l’assenza del contatto col bullo e di limiti spazio-temporali.

Il cyberbullismo non è soltanto avere un comportamento aggressivo in una chat o su un social.

Può assumere anche altre forme come la condivisione con altri di foto umilianti della vittima, l’abuso e la persecuzione tramite messaggi di testo, la diffusione di voci screditanti sui social, per finire poi con la diffusione di video che riguardano la sfera sessuale della vittima, ossia il sexting.

Cosa possono fare la vittima, i genitori, gli insegnanti e chiunque assista ad atti di bullismo?

Il bullismo può essere combattuto se vittime, famiglie, scuola e coloro che assistono agli episodi collaborano tra loro.

Chi è vittima di bullismo deve trovare il coraggio di parlarne con un adulto, genitore o insegnante. Solo in questo modo il corpo docente può intervenire nel modo più opportuno.

Chi assiste a fenomeni di bullismo avrebbe il dovere morale di prendere posizione contro il bullo, anche se questo non è sempre facile. Tuttavia, se ci sono altri “spettatori”, tutti potrebbero essere coinvolti nel manifestare la propria disapprovazione. In ogni caso, è sempre possibile segnalare il problema ad un docente per chiedere un intervento.

I genitori dovrebbero avere più dialogo con i figli su questo tema e imparare ad ascoltare senza minimizzare il problema. Una volta avute le idee chiare sull’entità del problema, la cosa migliore da fare è informare la scuola e gli altri genitori.

Le scuole potrebbero adottare delle efficaci misure anti-bullismo, per esempio, installando più telecamere nelle zone meno sorvegliate. Possono incrementare la sensibilizzazione nelle classi, parlando del problema e spiegando le misure antibullismo adottate.

La scuola può anche adottare delle sanzioni antibullismo positive, come istituendo per i bulli delle attività di pubblica utilità, come pulire gli spazi scolastici o di sorveglianza dei compagni, oppure negative, quali punizione, sospensione o, addirittura, l’arresto.

Una buona idea è anche quella di favorire la collaborazione tra gli studenti premiando comportamenti positivi con attività extrascolastiche.

Il corpo docente può eleggere una commissione alla quale i ragazzi possono segnalare problemi di bullismo, oppure fare dei sondaggi anonimi in cui ciascuno può parlare del problema.

 

Fonti:

Bullismo a scuola: le responsabilità delle famiglie

La mediazione a scuola: una possibile risposta al bullismo?

Bullismo: cause e conseguenze



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